Bonus edilizi eccedenti: come risolvere il rompicapo
di Alessandro BoattoLa fine dell’anno è vicinissima.
È c’è un aspetto, tra gli altri, sul quale è necessario prestare la massima attenzione.
Quello relativo ai crediti d’imposta che vanno obbligatoriamente utilizzati entro il 31 dicembre 2022.
Parliamo, in particolare, di quelli derivanti da cessioni del credito, collegati alle “detrazioni edilizie”.
Gli stessi, infatti, possiedono una peculiarità.
Devono essere compensati con la stessa ripartizione in quote annuali con cui sarebbero stati utilizzati dal beneficiario originale.
Inoltre, l’eventuale quota non utilizzata nell’anno non può essere usufruita negli anni successivi né tantomeno chiesta a rimborso.
Andiamo allora subito nel pratico e poniamo il caso in cui il detentore del credito d’imposta abbia già provveduto al versamento/compensazione di tutte le imposte dovute ma detenga ancora dei crediti da utilizzare entro la fine dell’anno.
Come può fare per non “sprecare” tale credito?
Una soluzione va assolutamente trovata anche perché, verosimilmente, quel credito non gli è giunto in regalo, ma sarà frutto di un acquisto oneroso o della concessione di uno sconto in fattura.
L’idea, allora, potrebbe essere questa.
Le scadenze fiscali da qui a fine anno, sono poche (praticamente solo l’acconto IVA) ed ecco quindi che l’unico fronte su cui possiamo lavorare, sono gli acconti d’imposta.
Facciamo una premessa.
Che si tratti di IRPEF, IRES, IRAP, ecc., gli acconti possono essere stati versati in due modi:
- Con il metodo storico, ovvero in base all’imposta dovuta nell’anno precedente;
- Con il metodo previsionale, quindi in base all’imposta che si presume di conseguire nell’anno in corso.
A prescindere dal metodo scelto, però, ipotizziamo di averlo indovinato e che quindi, gli acconti già versati (se vi ricordate, stiamo immaginando di aver già versato tutte le imposte dovute) siano sufficienti.
Cosa succede al maggior acconto che andiamo a versare oggi, al solo fine di provare ad utilizzare un credito d’imposta che diversamente andrebbe perduto?
Che fine fa questo versamento che, a tutti gli effetti, è “non dovuto”?
Ed ecco la magia.
Quel credito d’imposta, probabilmente derivante da detrazioni edilizie, che scade il prossimo 31 dicembre e che se non compensato entro tale data andrebbe a dissolversi nel nulla, utilizzato per versare un acconto d’imposta, seppur non dovuto, cambia abito e soprattutto cambia modalità di utilizzo.
Perché nulla ci vieta di versare acconti d’imposta che dovessero poi rivelarsi eccedenti.
E se andiamo, quindi, a versare un acconto IRES (per esempio), utilizzando in compensazione i crediti in discorso, e dovesse questo rilevarsi eccedente, otteniamo il risultato di trasformare quel credito “edilizio”, in un credito IRES.
Con la meravigliosa conseguenza che questo nuovo credito non ha limiti temporali di utilizzo e può, tra l’altro, essere chiesto a rimborso!
Cosa fare allora?
Innanzitutto, verificare se si hanno “in pancia” crediti in scadenza.
Subito dopo provare ad utilizzarli come abbiamo visto.
E l’Agenzia delle Entrate?
Potrebbe aver qualcosa da dire su di un tale comportamento?
Difficile dirlo visto le variopinte prese di posizione di cui la stessa ci rende partecipi ogni giorno.
Ma il rischio può valere la candela.
Buon Natale!
Alessandro Boatto