DECRETO LIQUIDITÀ: microfinanziamenti e rinegoziazione del debito
di Monica RuoccoPassano i giorni ma continuano a regnare gli interrogativi sull’effettiva portata ed efficacia del cosiddetto “Decreto Liquidità”.
I dubbi irrisolti riguardano l’argomento nella sua totalità: che tempi sono necessari per ricevere questi finanziamenti? Quale tasso sarà applicato e che costi avranno le istruttorie? Quale forma di finanziamento è più funzionale alla mia realtà? Quanti soldi posso richiedere?
Diciamoci la verità. Tutti siamo stati così ingenui da pensare che la soluzione fosse quella di rivolgere queste domande alla nostra banca.
Ma non è così.
Perché nella maggior parte dei casi le banche non hanno ancora gli strumenti operativi necessari per avviare le pratiche e non sanno o non possono dare risposte.
Proviamo allora, all’interno di quello che potremmo definire uno “stato confusionario”, a fare comunque alcune considerazioni.
Partiamo dagli ormai famosissimi micro-finananziamenti di 25.000 euro garantiti dallo Stato al 100%.
Innanzitutto va sottolineato che sull’importo finale del prestito che può essere erogato, scatta la tagliola dei ricavi nella percentuale del 25%.
Significa, in pratica, che il prestito pieno di 25mila euro si può ottenere solo se si ha un fatturato pari ad almeno 100mila euro. Per un artigiano che ha 30mila euro di ricavi, il micro-finanziamento si ferma a 7.500 euro.
Un’altra criticità potrebbe poi arrivare dalle scelte “commerciali” degli istituti di credito che avranno a che fare con un carico di lavoro intenso e poco remunerativo.
Non essendo gli stessi “obbligati” all’erogazione del prestito il consiglio è quello di eseguire un rapida “analisi di mercato” ed indirizzare la domanda agli istituti che sembrino assicurare tempi più rapidi nell’erogazione del finanziamento.
Ma la possibile occasione da sfruttare in questo momento è legata alla novità di poter garantire all’80% anche le operazioni di rinegoziazione del debito.
Un attuale prestito di 100 che magari alla banca “non piace”, potrebbe essere sostituito con un finanziamento più elevato, ad’esempio 250, garantito all’80% dallo Stato.
La banca dimezza il suo rischio e l’impresa ottiene la liquidità aggiuntiva necessaria.
Rimane la necessità di valutare la capacità di rimborso del maggiore importo da parte dell’impresa, ma la presenza della garanzia statale renderà più facile trovare un punto d’incontro.