Superbonus 110%: in campo le banche per l’acquisto dei crediti

di Alessandro Boatto
17 Marzo 2021

Da 100 a 105 euro ogni 110 euro di superbonus.

A otto mesi dall’avvio dell’agevolazione (1° luglio 2020), il mercato dei crediti d’imposta vede ormai in campo tutti i principali istituti di credito, Poste e assicurazioni.

Privati e condomìni hanno quindi un’ampia gamma di possibilità per cedere la detrazione e ripagarsi le spese.

L’importante sarà completare i lavori in tempo utile e ad oggi rimangono 15 mesi vista la proroga sino al 30 giugno 2022 giunta dall’ultima manovra fiscale.

Ma andiamo con ordine.

Per chi vuole beneficiare del superbonus al 110%, per migliorare l’efficienza energetica o ridurre il rischio sismico del proprio immobile, la scelta più conveniente sarebbe quella di scontare direttamente il credito d’imposta dall’Irpef dovuta ed usufruire pienamente dell’agevolazione.

Probabilmente, però, questa sarà la scelta meno frequente e con esito più rischioso.

Se il contribuente fosse in grado di pagare i lavori senza ricorrere a un finanziamento, lo sconto diretto del bonus gli consentirebbe di intascare il 10% in più della spesa detraibile sostenuta (ricavando una somma, che se non è proprio un guadagno, può comunque essere utile per coprire eventuali spese non detraibili, o detraibili con percentuali inferiori al 110%).

Questa scelta presuppone però che il proprietario abbia, oltre alle risorse finanziarie, un reddito coerente con l’investimento.

Facendo i conti, per una spesa di circa 100mila euro in opere agevolate al 110%, servirebbe un imponibile attorno ai 65mila euro (o ancora più alto se il beneficiario possiede altre detrazioni).

Ecco perché il grosso dei contribuenti potrebbe decidere di scegliere la strada della cessione del superbonus a una banca o ad una compagnia assicurativa, oppure, con la formula dello sconto in fattura, all’impresa che esegue i lavori.

Impresa che, tuttavia, soprattutto se non ha un grande volume d’affari e una buona redditività, può avere difficoltà a scontare dalle imposte il credito acquisito, preferendo cederlo a sua volta ad un istituto bancario.

Le possibili situazioni

Come detto, privati e condomìni hanno oggi la possibilità di cedere il superbonus ad un prezzo almeno pari all’intera spesa detraibile

Non va scordata, però, la presenza di alcuni costi non agevolati (come, ad esempio, il compenso dell’amministratore di condominio) ma soprattutto il fatto che le spese dei lavori da eseguire non sono l’unico elemento da considerare, soprattutto se si vuole farsi finanziare prima di cedere il credito d’imposta.

In questo caso, infatti, va messo sul piatto il costo del finanziamento.

Prima di scegliere una banca va fatta una valutazione complessiva, che tenga conto non solo del prezzo di acquisto dei crediti ma anche delle condizioni di finanziamento.

Per i proprietari che hanno redditi bassi e pochi risparmi, infatti, la chance di farsi finanziare i lavori potrebbe essere l’unica possibilità di beneficiare del bonus.

Sulla percentuale di spesa finanziabile, sulla durata del prestito e sul tasso di interesse applicato, le offerte differiscono da banca a banca.
Alcune non prevedono neppure la concessione di questo finanziamento, altre ne limitano l’ammontare.


Quasi tutti gli intermediari, però, acquistano i crediti d’imposta anche dalle aziende.

L’idea potrebbe quindi essere quella per cui l’impresa propone lo sconto in fattura e poi, una volta rilevato il bonus dal cliente, lo ceda a una banca, da cui nel frattempo si sarà fatta finanziarie per pagare le spese correnti.
Ma il prezzo d’acquisto è spesso di un paio di punti inferiore a quello proposto ai privati e la possibilità di ottenere un anticipo sulle fatture si ferma al massimo all’ 80% degli importi, con tassi più alti. Costi quindi per l’impresa, che inevitabilmente si ribalteranno sulle condizioni che la stessa può offrire al privato cittadino che esegue i lavori.